DISTURBI ALIMENTARI

"Un’intricata rete di informazioni sbagliate impedisce a molte persone di affrontare in modo adeguato i disturbi dell’alimentazione. Recenti servizi dei media hanno informato la popolazione che i disturbi de comportamento alimentare colpiscono solo donne bianche appartenenti a classi sociali elevate, originano da un cattivo rapporto con la mamma o dal desiderio di diventare belle come le modelle e vanno affrontati con trattamenti complessi che esplorano le loro cause profonde. Nessuna di queste affermazioni è vera: sono tutte informazioni scorrette, non supportate da dati scientifici, che rappresentano un esempio dei numerosi miti in circolazione sui disturbi dell’alimentazione"
Riccardo Dalle Grave
Disturbi alimentari - Psicologa Bergamo

Disturbi alimentari: le cause.


Ma se dietro a un disturbo alimentare non c’è il desiderio di bellezza o la pressione subita dai canoni di bellezza dei media o la ribellione ad una relazione negativa con la mamma, cosa c’è?

Che cosa ti porta a mantenere dei comportamenti così debilitanti per te e per il tuo corpo?

In realtà non c’è una risposta semplice a questa domanda e i dati derivanti dalle ricerche scientifiche mostrano che le cause sono un insieme di predisposizioni genetiche e di fattori di rischio ambientali, cioè legati alle proprie caratteristiche personali e all’ambiente in cui si vive.

Disturbi alimentari: cosa sono?


Nella classificazione medica si tratta di:

  • Anoressia nervosa
  • Bulimia nervosa
  • Disturbi dell’alimentazione NAS

Nella realtà però è più corretto parlare di un “solo disturbo dell’alimentazione” (teoria transiadiagnostica, Fairburn e colleghi) perché in realtà quasi tutte le persone affette dai tre tipi di disturbi alimentari hanno caratteristiche simili, in particolare tutte condividono l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, cioè danno troppa importanza e si preoccupano troppo per quanto pesano e per come appare il proprio corpo. E’ da questi pensieri ricorrenti e dominanti che derivano poi tutti i comportamenti eccessivi come le diete ferree, il digiuno, l’attività fisica per controllare il peso, il vomito autoindotto, l’uso di lassativi, il continuo impulso a controllare se alcune parti del proprio corpo sono ingrossate.

Non è necessario essere in sottopeso o in sovrappeso per poter dire di avere un disturbo del comportamento alimentare, si tratta piuttosto di capire se si è affetti da pensieri e comportamenti tipici di questi disturbi.

È utile a tal proposito un veloce test che permette di verificare se avete o siete a rischio di sviluppare un disturbo dell’alimentazione (Eating Attitude Test di David Garner). Puoi provare a compilarlo da solo, ma è molto importante che poi ne parli con uno specialista per ipotizzare insieme un percorso per affrontare questo problema e ritrovare il benessere che hai perso. Nel mio studio di Alzano Lombardo (Bergamo) ricevo chi abbia il sospetto di essere affetto da un disturbo alimentare ed applico il programma “Come vincere i disturbi dell’alimentazione” di Riccardo Dalle Grave, basato sulla terapia cognitivo-comportamentale.

Disturbi alimentari: il programma.


Il programma che propongo è un percorso che si basa su un testo ideato da Riccardo Della Grave che lavora presso l’Unità di Riabilitazione Nutrizionale della casa di cura Villa Garda e che lavora in stretta collaborazione con l’Università di Oxford dove Fairburn e collaboratori hanno ideato la CBT-E (Terapia cognitivo-comportamentale Enhanced).

Questo programma è adatto ai disturbi alimentari non gravemente sottopeso; per chi è gravemente sottopeso è consigliabile invece una presa in carico presso centri specializzati per le complicanze mediche gravi che possono derivare dal sottopeso.

Questo programma ha evidenza scientifica e si basa sull’identificazione e il depotenziamento dei meccanismi di mantenimento del disturbo attraverso strategie e strumenti utili a tenere sotto controllo pensieri e comportamenti ormai automatizzati e che inconsapevolmente mantengono il disturbo.

Il mio ruolo è quello di affiancarti come guida in un processo che può essere definito anche un “auto-aiuto guidato”, dove tu sei il protagonista del tuo cambiamento e io la tua guida.

Disturbi alimentari: conseguenze.


Quando un disturbo dell’alimentazione si protrae per troppo tempo, sono altamente probabili danni gravi e a volte permanenti sulla salute fisica, il benessere psicologico, le relazioni con gli altri e anche la carriera scolastica e lavorativa.

Sintomi come il sentirsi stanchi, sconcentrati, la diminuzione del desiderio sessuale o di frequentare amici, l’umore depresso, complicanze cardiache o alterazioni metaboliche, la difficoltà a mantenere gli impegni lavorativi o scolastici, sono alcune delle tante conseguenze che un disturbo alimentare può dare e che peggiora la qualità della vita, quanto più il disturbo perdura nel tempo. Prima si interviene per interrompere i meccanismi di mantenimento più è probabile una scomparsa dei sintomi e un mantenimento nel tempo dei progressi che si ottengono con il programma di trattamento.

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